Casa Milà
- Ivana
- 13 apr 2017
- Tempo di lettura: 2 min
(1905-1912)

Conosciuta anche come la Pedrera, ovvero cava di pietra, proprio per il suo aspetto. I singoli piani hanno un andamento ondoso diverso l’uno dall’altro, che simulano appunto la sovrapposizione di onde diverse che avviene quando esse giungono a riva. Tale effetto è sottolineato dal tipo di ringhiere in ferro battuto, vere e proprie alghe come quelle che si accumulano sulla battigia dopo essere state trasportate dall’acqua. La costruzione occupa un angolo di un isolato del piano di Cerdà e pertanto presenta un angolo smussato. A causa dell’esigua profondità di 20mt, sono stati realizzati due cavedii per l’illuminazione e l’aereazione dell’intero edificio. Questi ultimi hanno una forma conica che va allargandosi verso l’alto in modo tale che la luce riesca a raggiungere anche i piani più bassi. Ritorna in quest’opera il doppio ingresso: uno ad uso esclusivo del piano nobile, l’altro invece è un ingresso sia per le carrozze (anche qui vi è il piano interrato al quale si accede per mezzo di una rampa), sia per il resto degli inquilini. Il terrazzo di copertura non è in piano, ma ha un andamento altimetrico differenziato, che segue l’andamento dei piani sottostanti. Il terrazzo dunque presenta scalinate e si configura come un vero e proprio giardino in pietra, dove gli elementi più alti sono la terminazione dei camini, e tutti gli elementi più bassi sono le varie canne di areazione degli appartamenti sottostanti.
Anche in questo caso la minaccia di non portare a compimento l’opera fu vincente sulle numerose opposizioni mosse dall’amministrazione comunale. L’elemento di disturbo era infatti costituito dall’enorme pilastro presente in facciata che sporge di 1mt rispetto al limite del fronte di costruzione imposto dalle norme tecniche: Gaudì minacciò non solo di lasciare incompleta l’opera, ma anche di porre sulla colonna oggetto di disputa un cartello nel quale denunciava l’ufficio tecnico per l’incompiutezza dell’opera. Nella loggia principale, al secondo piano, adotta un altro accorgimento pratico: tale loggia è più profonda e presenta in pavimentazione dei lucernai che incrementano l’illuminazione al balcone stesso. Casa Milà non fu esente da critiche che la vedevano simile ad un garage, con buchi neri (le logge) che davano l’impressione di risucchiare quanto vi fosse intorno. Questa può essere considerata un’opera incompleta in quanto Gaudì litigò col committente che si oppose alla sua iniziativa di inserire in facciata immagini sacre. L’opposizione era dovuta al particolare periodo (ricordiamo infatti la Semana Tragica) di guerra di religione tra cattolici e protestanti nella città. L’intera struttura è composta da blocchi di pietra levigati sul posto in modo tale che si uniscano ad incastro. Poiché però l’adesione tra i blocchi non è perfetta si vengono a creare delle fughe che Gaudì tratta non in maniera concava, scavata, ma aggettanti, come fossero filettature volontarie, per mitigare l’imperfezione delle giunture. Notevole è poi la forgiatura dell’enorme cancello d’ingresso, che ricorda forme antropomorfe. In origine le pareti erano tutte colorate e lo si può evincere dalle foto antecedenti il restauro, ad opera della banca oggi proprietaria dell’opera. Gli ambienti interni sono più consueti rispetto a quelli di abitazioni progettate in precedenza. Oggi il sottotetto è adibito a museo dei modellini e dei disegni dell’artista.
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