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Parc Guell

  • Ivana
  • 13 apr 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

(1903-1914)

Il progetto originario di cui Parc Guell faceva parte era un progetto più ambizioso di quello che poi alla fine si realizzò. L’intenzione di Gaudì era quella di realizzare una sorta di città giardino che si dislocava sul declivio della Montagna Pelada. Erano previste 62 ville che, disposte a corona, godevano tutte di una vista sul parco e la sua piazza, l’elementi centrali del progetto, nei quali dovevano svolgersi svariate manifestazioni. Il progetto così concepito, però non andò in porto e delle 62 ville previste ne furono realizzate solo 2: una dove Gaudì visse diversi anni e oggi è diventata il Museo Gaudì, e l’altra è di un privato. L’impostazione del parco prevede all’ingresso due padiglioni, uno per la portineria, l’altro adibito a locale dei servizi. Tutto il parco è realizzato con la pietra del posto che è una pietra facilmente lavorabile. In pietra sono i due padiglioni, la cui copertura, per essere protetta dall’acqua è interamente rivestita in ceramica, secondo il sistema del Trencadicas, che prevede che dalla ceramica spaccata, si ottengano i vari tasselli per la realizzazione di un mosaico. Entrambi i padiglioni sono sovrastati da delle sculture ovoidali che ricordano vagamente dei funghi velenosi e quello a sinistra dell’entrata è munito di un campanile decorato a scacchiera nei colori del bianco e dell’azzurro tanto che in alcuni giorni esso si mimetizza con il cielo. Con la stessa tecnica è strato decorato tutto il muro in pietra a recinzione del parco che segue l’andamento altimetrico del parco. La decorazione ha qui anche la duplice funzione protettiva di rendere l’appiglio scivoloso.


Di fronte all’ingresso vi è una doppia scalinata che conduce ad una sala ipostila sovrastata della piazza principale del parco. Interessante è notare come l’arcitetto barcellonese abbia volutamente sfoltito in alcuni punti il polistilo interrompendone il ritmo monotono e arrivando a definire dei punti di raccolta. Al posto dei capitelli delle colonne mancanti oggi vi sono dei grandi dischi decorati in ceramica ad opera del collaboratore di Gaudì, Joseph Maria Jujol.

Al di sopra di tale sala di colonne si estende poi la piazza principale del parco. Questa si sviluppa per metà sul terrapieno, per metà invece è a sbalzo e sorretta dalle numerose colonne della suddetta sala, che quindi acquisiscono una funzione ben precisa. La piazza potrebbe dare l’impressione di essere incompleta: vi è infatti una sorta di contrasto tra lo spiazzale, in quanto esso non è definito da un normale solaio bensì è in terreno battuto, e tutte le panchine intorno che, ricavate da una struttura in pietra che simula l’andamento sinusoidale di un serpente, sono molto decorate e sorgono su una sorta di marciapiede. La pavimentazione mancante, però, non è una svista, ma un’ulteriore conferma del senso pratico unito alla genialità dell’artista. Il rivestimento è infatti assente per facilitare la raccolta delle acque piovane che vengono convogliate, mediante le colonne, che fungono anche da pluviali, verso una vasca sotterranea della capienza di 20 mila litri che serve poi l’irrigazione del parco stesso. Gaudì denuncia la presenza di tale vasca mediante al presenza di una fontana a forma di lucertolone, che altro non è che una valvola di pieno della cisterna. La scelta del soggetto di tale fontana-valvola non è casuale: il lucertolone sta a simboleggiare il pitone che nella mitologia è il dio delle acque sotterranee.

Garantiscono il defluire delle acque anche i vari doccioni posti lungo il perimetro della parte di solaio a sbalzo questi ricevono acqua direttamente dalle… panchine! Infatti la lunga seduta è munita di fori che Gaudì ingegnosamente protegge mediante dei rigonfiamenti in pietra. Si dice che per realizzare la panchina Gaudì abbia fatto sedere una persona nuda su un calco in gesso e quindi abbia lavorato la panchina in base alla seduta di tale persona.


Gaudì realizza per tutto il parco una serie di percorsi dalla duplice funzione, essi sono infatti dei viadotti, ovvero vi è una sovrapposizione di percorsi sicché uno sia coperto e l’altro scoperto in modo che si possa frequentare il parco con qualunque condizione atmosferica. Si noto come la struttura a sostegno di tali percorsi sfidi le leggi di gravità: muro, volta e colonne, interamente in pietra, sembrano adagiarsi sul declivio della montagna.

Le colonne sono tutte diverse tra loro e somigliano a dei tronchi d’albero e sorreggono sia i viadotti sia le fioriere, sempre in pietra, che da questi sporgono. Tra questi percorsi vi è il percorso dell’amore che termina con uno spazio dove sono presenti una serie di panchine per massimo due persone separate da una serie di fioriere che garantiscono la giusta privacy alle coppiette per cui è stato idealmente concepito il percorso.



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